Ho scelto di fare le vacanze in Italia, al mare, sotto il sole splendente e sono una sopravvissuta felice.

Mi è tornato il desiderio di mare in estate, dei suoi colori, odori, luce e calore sulle pelle, non solo nelle ore della sera. Del suo vagare in costume e ciabatte e capelli di sale, in ogni angolo di isole e promontori. Del suo richiamo a immergersi in acque corpose e a seguirne per ore le onde, raffreddando i pensieri sotto il sole rovente.
Chi ha un’anima novembrina come la mia, certificata alla nascita, può capire cosa ciò significhi. Chi frequenta gli archetipi delle divinità femminili, altrettanto: un ritorno a celebrare Afrodite, nella luce accecante dell’estate mediterranea.
E’ stata una bellissima estate.
Qui sotto qualche impressione in più raccolta nel mio girovagare marino di questa estate 2020, estiva come non capitava da anni.
(NB: Non scrivo qui riferimenti a strutture ricettive e similia, ma se avete curiosità scrivetemi pure e vi risponderò).
Luglio 2020 – Gargano – Puglia
La mia estate marina è cominciata con una settimana nel Gargano, a luglio. Camping, con possibilità di appartementini (noi abbiamo scelto quest’ultima opzione). Immersi nel verde, struttura dalle atmosfere gipsy anni ’70, no linea del telefono, wi-fi abbastanza debole da desistere se non strettamente necessario. Spiagge bianche di sassolini, rocce luminosissime, sovrastate da pinete profumate di mediterraneo, cielo azzurro, dorato e screziato di rame e argento la sera. Acqua che trattiene colori e odori di tutto questo.
Lunghissimi bagni in acque cangianti, escursioni mistiche in canoa nelle grotte della costa, trekking con panorami azzurro- verde-marrone. Ovunque luce. Pasti a base di pesce, pane e pomodoro, pane cotto, formaggi e carni di ogni spessore. Borghi e loro abitanti che celebrano il risveglio estivo (entro le misure del Covid), pur mantenendo integro il loro cuore piuttosto chiuso e a tratti vicino all’inverno, per chi sa ben guardare.
Cose “Coffee N’Roses” – Gargano: Spiagge – Vignanotica, Baia di Campo (altre molto promettenti ma chiuse per Covid: Sanguinara, Pugnochiuso); Trekking – Sentiero dell’amore (partenza da Vignanotica); Paesi: Rodi Garganico e la strada per arrivarci al tramonto su tutto il resto; Cibo: pane e pomodoro e pane cotto in vetta seguiti da polpo in tutte le salse; Accessori: da portare ciabattine per spiagge di sassolini appuntiti, per una volta la TRE che non prende mai, figuriamoci lì. Nota: il Gargano lo abbiamo esplorato anche d’inverno, precisamente a Capodanno. Se siete anime profondamente invernali merita moltissimo in quella stagione… ma ops, qui stiamo parlando di estate.
Agosto 2020 – Isola di Ponza – Lazio
Le isole in agosto sono state per un po’ “l’ultimo posto nella classifica delle vacanze che vorrei”. Eppure respirare l’aria di un’isola ormai miticamente estiva, impregnata di colori pastello acceso, voci di gente allegra e volti segnati dal sole, ottime cene e fiumiciattoli di vino nelle vene, per tre giorni, mi ha fatto bene. Avevo girato l’isola e le sue baie in barca anni prima e avevo apprezzato, ma quest’anno non abbiamo preso barca, e l’abbiamo vissuta a ritmo lento, a partire dalla sua zona alta Villaggio dei Pescatori. Di Ponza mi ha fatto bene l’atmosfera estiva all’ennesima potenza, ma anche quella luce apparentemente educata del Tirreno che tuttavia si imprime a livelli profondissimi, come se emettesse radiazioni capaci di raggiungere e far risuonare le migliori vibrazioni, non importa dove siano andate a nascondersi.
Cose “Coffee N’Roses” – Ponza: Il Villaggio dei Pescatori e l’hotel dalle casette color pastello in cui dormivamo; la colazione in terrazza con la maga Circe che continua a sognare davanti ai nostri occhi pieni di azzurro (tradotto: si è molto vicini al Promontorio del Circeo); il mare onnipresente, le piscine naturali la sera; Chiaia di Luna al tramonto (anche se non si può scendere in spiaggia); il giri in taxi tra i luccichii del verde isolano prima del tramonto; gli spaghetti ai gamberi rossi e il vino, tutte le sere; la frittura di calamari e la birra ghiacciata tra gli odori salmastri; le targhe sui palazzi colorati che raccontano la storia dell’isola oltre le settimane di agosto; le barche piccole dei pescatori, ciascuna con il suo nome, al porto, di notte prima di salpare.
Agosto 2020 – Isola d’Elba – Toscana
L’isola d’Elba mi chiamava a sé dalle elementari, quando fantasticavo dell’esilio napoleonico e già la mia natura introversa un po’ ne invidiava le sorti. Quest’anno ci sono andata in estate e ne ho respirato le meraviglie. L’Isola d’Elba mi è piaciuta molto; per esser stata su un’isola ad agosto, mi ha sorpreso quanto io sia stata bene circondata dalle sue acque, coccolata dai suoi colori, mai gridati, ma soffici, eleganti, intensi, profondi al punto giusto. Originali. Questo è il tratto dell’Elba che mi porto dietro: il suo essere un’isola con un modo tutto suo di esserlo. Facendo l’occhiolino all’antropologia isolana e toscana allo stesso tempo, con quel pizzico di rudezza e imprevedibilità d’animo che hanno sempre e dovunque i marinai ma con quella inalienabile consapevolezza della propria bellezza che rende i toscani tali. Nuotare, nuotare, nuotare e aspettare il tramonto in semi solitudine sulle scogliere accanto alle più famose spiagge stracolme, qualcosa da provare. Viaggio on the road con la mia amica di viaggi on the road, camping in tenda a Cavo, la meno gettonata dell’isola, perciò a me molto cara. Camping spartano ma con piazzole super, a mo’ di giardinetto privato, immerso nel verde, lontano dalla confusione inevitabile. Dei colori del mare e del nuotarci dentro, non posso dirvi molto se non che la mia esperienza è stata di nuotare, osservare, respirare l’argento. Per me l’Isola d’Elba è l’isola d’argento e chi ama i toni freddi sa come questo possa risuonare internamente. Anche il rumore dell sue onde, mai fragoroso, mi richiama ancora nel ricordo a un ridere argentino.
Assolutamente da girare in macchina, da godere del suo vino bianco, freddo e delle cene di pesce fino a non poterne più, se mai “non poterne più” fosse una condizione realizzabile, nelle serate che sono solo la continuazione delle giornate di sole, che sono la continuazione delle nottate di stelle.
Cose “Coffee N’Roses” – Isola d’Elba: Ie belle case mai volgari, riecheggianti di passato e a lui fedeli nelle architetture e nelle posture; i tramonti dovunque, qualsiasi sia la luce, il più bello, di un arancio freddo, riscaldato di rame sulle scogliere di Cottoncello; la vista da Monte Capanne per affogare d’azzurro (se volete arrivarci in cabinovia calcolate la fila, lunga e calda ad agosto, poi 20 minuti per salire e altrettanti per scendere, mentre a piedi il percorso di trekking – dicunt – è di scarse 3 ore); il rosa di Portoferraio, le scogliere bianco ghiaccio accanto alla gettonatissima Fetovaia, gli gnocchi alle uova di pesce in veranda sulla spiaggia delle Forcelle, il chioschetto d’antan nella spiaggia di Topinetti, il gelato sul lungomare a Cavo, la gita in bici da Cavo a Rio Marino (bici fornite dal campeggio), le stradine e i panni stesi ad asciugare, profumatissimi di Rio Marino.
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Cose per la prossima volta – Per acclamazione popolare, aggiungo qui l’isola di Pianosa e le sue acque, dicono quintessenza della bellezza delle acque marine, a cui però non è facile arrivare in agosto, perché l’agenzia che organizza la gita in barca, unica nell’isola (almeno da quanto siamo riuscite a sapere) da copione ha le prenotazioni già piene da tempo. Mio personale rammarico non aver familiarizzato sufficientemente con l’anima mineraria che connota l’isola, pur avendola fortemente intuita attraverso le rocce e i richiami costanti alle miniere e alla vita dei minatori.
Amo talmente l’autunno da non poterne parlare, come per un amante di cui non si possono metter in piazza dettagli di assoluta intimità.
Ho bisogno, ogni anno, di scendere nell’inverno, nel suo silenzio, nel suo caldo artificiale che mi da il senso del freddo con cui tutti conviviamo a certe latitudini dell’esistenza.
La primavera… scusate sono umana, non posso non essere travolta dal suo risveglio delicato e inesorabile, in ogni angolo del globo (a emisferi alternati) .
Con l’estate ho un problema. L’estate mi da gioia e luce a dismisura, talmente fuori misura che negli anni ha creato qualche imbarazzo.
Il caldo mi stordisce, nel senso vero del termine, e non necessariamente positivo.
Nelle sere di amarcord con le mie amiche di gioventù, si narra ancora di mitologiche insolazioni nel bel mezzo di vacanze studio a Malta, al largo del mare delle Canarie nel corso di coraggiose esplorazioni in canoa a mezzogiorno d’agosto, come di boccheggianti escursioni nei deserti dell’Africa del Nord e di corpi color aragosta su indimenticate corriere blu anni ’90, di ritorno da sfrontate giornate di mare, spiaggia libera, senza ombrellone.
Con l’età che amiamo chiamare della maturità – decidete voi quando inizia, perché personalmente ho perso memoria dell’ingresso – ho iniziato a scegliere sempre più vacanze autunnali, anche nel cuore dell’estate, paesi freddi o emisfero opposto, per poi incontrare le mie amiche al ritorno e raccontarci le nostre estati spesso diametralmente opposte davanti a una pizza romana settembrina, maglietta di filo – maniche lunghe.
Insomma, ho un problema con l’estate: mi manda in estasi a guardarla, ma esistenzialmente ho sempre avuto l’impressione di non averne pieno accesso, se non dopo le ore 18. Come tutto nella vita, non è un problema solo fisico, anche se è il fisico mandare i primi segnali di allarme: “soggetto poco resistente all’estate”.