Rialzare “Macère”, architetture e memorie rurali a Coreno Ausonio

Se chiudo gli occhi e penso al mio paese, Coreno Ausonio, una delle primissime cose che subito vedo sono le sue innumerevoli “macère“.

Muri a secco in pietra che mantengono le vallocchie (vallòtthie) – così come chiamiamo qui i terrazzamenti di terreno agricolo – una sull’altra in armonia scalare.

Ho sempre ammirato gli incastri perfetti e la meraviglia della loro resistenza nel tempo.
A volte franano. Proprio come noi, che da piccoli le abbiamo usate e consumate per arrampicarci e arrivare nei prati dei nostri pic-nic più belli, dalle loro pietre a incastro perfetto sorretti e delimitati.

Come noi, discendenti di quelli che le hanno costruite secoli fa, e come tutti le macère sono sensibili. Agli agenti atmosferici, all’incuria, al tempo che sfida i loro incastri,
Come noi in questo tempo chiedono di essere rialzate, perché baluardo della nostra identità, della civiltà contadina che ci ha accompagnati a essere quelli che siamo e perché frutto di un grande patto di comunità, fondato sulla terra e sulla cura.

Parole di memoria scolpite nella pietra

Le macère franate si chiamano vàrola, l’arte di rialzare risiede nell’aisa’ le vàrola che al singola diventa gliu varu.
Per raggiungere la vallocchia (appezzamento di terreno sorretto e delimitato dalla macera) si salgono gli rarigli, opera fantastica di architettura rurale, impressa nella mie memorie di infanzia.

Ci vuole una comunità per rialzare macère

Ci vuole una comunità per rialzare le macère, come per rialzare gli animi e ridare struttura e armonia a un tempo che sembra accasciarsi su stesso e arroccarsi sulle singole individualità scheggiate.

Le abbiamo incontrate queste “macère” ferite, nel corso delle nostre consuete camminate nella natura, sotto i monti, davanti al mare. A Coreno Ausonio, in provincia di Frosinone.
E con loro le parole di memoria che trasudano e ci consegnano.

Sono parole di cura, di bellezza e di perizia.
Sono come sempre parte di noi.
Le ho raccolte da mio padre, e ne riporto qualcuna a memoria collettiva e futura.

Buon cammino nella memoria attraverso le sue parole… e buona ricostruzione a noi tutti.

Come sempre niente di troppo serio ed esaustivo, ogni suggestione evocata o correzione della trascrizione è benvenuta!
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Per camminare tra le Parole di memoria, date un’occhiata qui.

Parole di memoria è la rubrichetta dedicata alle camminate in natura, con mio padre, e alle espressioni del nostro dialetto che incontriamo.

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La stramma e i giochi antichi, a passeggio nel dialetto. D’inverno a Coreno Ausonio (FR)

Arrivederci, Inverno!

Abbiamo fatto molte passeggiate in questo inverno, nell’anno della pandemia. La natura ci ha salvati in tanti giorni e così la memoria, attraverso le parole del dialetto e le immagini di questa nostra piccola storia, rannicchiata tra i Monti Aurunci. Cosi la storia del nostro paese, Coreno Ausonio, ci torna e ritorna, a sorsi, davanti agli occhi. E nel cuore. Ci prepariamo a entrare nella primavera. E a tutto quello che rinascerà, sempre e nonostante tutto. Qui il video con le parole che abbiamo incontrato, nell’ultima passeggiata di inverno (2021).

La memoria ci insegna la resistenza e una forma atavica di resilienza.

Come la stramma, la prima parola che abbiamo incontrato in questa nostra passeggiata invernale. Un’erba infestante che ha saputo donare al territorio corenese, nel tempo, una risorsa economica importante, in una filiera micro-imprenditoriale sviluppata artigianalmente attorno alle fugni ovvero le funi, agli capisti – le funicelle poco lunghe usate per legare le fascine di legna o la stramma appena raccolta – fino agli strugli usati per comporre le rate, piani di appoggio per distendere ed essiccare cibarie varie, soprattutto uva e fichi.

Parole di memoria sparse nell’inverno

Come sempre quando camminiamo nella natura corenese, abbiamo incontrato innumerevoli cerque, le querce, svestite per la stagione e le loro simpatiche “palline” gli cucùri, in aggiunta alle preziosissime gliande, le ghiande.

Arrivederci, Inverno!

Con questo video salutiamo l’inverno, che abbiamo attraversato da dicembre a febbraio e ci prepariamo alla prossima passeggiata di primavera. A tutti buon tuffo nella memoria, negli odori, nelle atmosfere e in quella promessa di felicità semplice che solo i ricordi che la nostra terra emana ci sa dare.

Come sempre niente di troppo serio ed esaustivo, ogni suggestione evocata o correzione della trascrizione è benvenuta!

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Ps: a breve avremo la nostra piccola newsletter, ma al momento intrattengo ancora ed esclusivamente corrispondenze “di penna” (via email) ;0)

Parole di memoria, piccola rubrica. Nel dialetto l’identità del territorio

Manteniamo viva l’identità del nostro territorio, attraverso il suo dialetto.

Camminare nella natura attraverso le stagioni è un esercizio di memoria. Spesso lo faccio con mio padre e nel camminare incontriamo parole del nostro dialetto. Pezzi di storia, pezzi di memoria, pezzi di noi.

Qui le parole di novembre, ritrovate camminando nella campagna di Coreno Ausonio (FR).

Parole di memoria. Novembre , Località: Bareoglie, Coreno Ausonio (FR)
[riprese Sergio Monetta; starring il signor Tonino aka mio padre]

Cosa è Parole di memoria

Attraverso le parole del nostro dialetto recuperiamo ogni mese ricordi e manteniamo viva l’identità del nostro territorio, che è anche la nostra.

Partiamo a novembre, da Coreno Ausonio (FR), il “mio posto”.
Scopriamo le parole di questo mese e la storia che raccontano, nel loro piccolo. Ci aiuta mio padre, il “signor Tonino” come (secondo me) felicemente ribattezzato dalla mia amica ig @ladydiprovincia.
Le parole di novembre che trovate nel video :
– chiàtema – scocciacannàte – ventrìscu + un modo di dire sul tempo incerto.

Parole di memoria è una rubrica mensile che serve in primis a noi, per riconoscere le radici e non perderle. Speriamo piaccia anche a voi.

Promettiamo di migliorare nelle prossime uscite!

#paroledimemoria #caffeconrose

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Parole di memoria novembre
Parole di memoria #caffeconrose – Novembre

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PS: di Coreno Ausonio sentirete ancora molto parlare, intanto qui un po’ di riferimenti geografici, come ben sintetizzati da qualche compaesano volenteroso su Wikipedia.

“Coreno Ausonio si trova a 318 m s.l.m., su un altipiano posto sul fianco sud-ovest del Monte Maio (m 940), facente parte della Catena dei Monti Aurunci. L’abitato non dispone di un unico centro storico, ma è diviso nei suoi caratteristici antichi rioni, costruiti di solito intorno a un solo casale originario che s’ingrandiva, stanza dopo stanza, per via dell’incremento demografico delle famiglie, che prendevano i nomi degli edificatori primordiali.

Il territorio comunale presenta le caratteristiche di un territorio montano che digrada a uno collinare, con un andamento da nord-est a sud-ovest. Le altre cime dei monti Aurunci, presenti nel territorio, sono il monte Rinchiuso (778 m), il monte Feuci (830 m) e il monte Reanni (554)” (…)

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Se interessati al tema della memoria, consiglio:

Piccolo museo del diario “Senti la Storia che sussurra tra le storie?” Pieve Santo Stefano (AR)