Piccolo museo del diario “Senti la Storia che sussurra tra le storie?” Pieve Santo Stefano (AR)

“C’era, ormai, come un rumore speciale, un fruscio di germogli che saliva dall’Archivio,  che dopo tanti anni si riempiva di storie di italiani; un rumore che era fatto di questo insieme di voci di tanti “senzastoria” che raccontavano la storia di un popolo .  E noi avevamo il privilegio di ascoltare questo rumore speciale”. (Saverio Tutino,  fondatore Archivio Diaristico Nazionale)

[Da qualche parte bisognerà pur cominciare, e io comincio da qui]

La prima cosa che mi colpisce è che il Piccolo museo del diario è ospitato da un Palazzo “resistente”:  Il Palazzo Pretorio,  sopravvissuto alla distruzione di Pieve Santo Stefano perché “graziato” dalla mina sottostante che non esplose.

Una strana, dolce ironia della Storia vuole che questa perla della memoria collettiva italiana sia nata proprio qui.
Pieve Santo Stefano, cittadina di poco di più di tremila abitanti in provincia di Arezzo, fu  infatti completamente minata e rasa la suolo dalle truppe tedesche nel 1944, dopo essere stata  evacuata.

Del borgo originario non restano che pochissimi elementi architettonici, tra cui il Palazzo Pretorio, che ospita contemporaneamente il Municipio e, dal 2013,  il Piccolo museo del diario. Nella piazza adiacente, si trova  l’Archivio Diaristico Nazionale che,  per una grandiosa intuizione del giornalista Saverio Tutino e grazie al lavoro instancabile di volontari e appassionati, dal 1984 raccoglie diari, lettere e memorie delle persone italiane. E, insieme alle loro storie, custodisce la nostra storia, le sue luci, le sue ombre, la sua umanità profonda e complessissima.  Ad oggi  circa 8000 i documenti conservati in Archivio.

Ho visitato il Piccolo museo del diario nel giorno del mio compleanno, perché il diario per me è la vita celebrata  in parole e ne ho uno  (o meglio decine) da quando sono nata alla scrittura.
Non voglio descrivervi il museo, perché è un posto dove dovete andare. Voglio piuttosto suggerirvi di andare a Pieve Santo Stefano e visitare il Piccolo museo del diario, per vari motivi.

Andate se amate le parole, se amate le storie, se amate la vita, fuori da ogni retorica e semplice entusiasmo, andate se non la capite e se sospettate che mai esisterà un codice di condotta per viverla “in normalità”. Se vi sentite poveri in immaginazione, se avete vissuto n vite immaginarie in parallelo a quella che noi tutti vediamo quando vi affianchiamo per ore, giorni, anni, andate se credete che la realtà superi  sempre l’immaginazione, ma ancora (vi assicuro) non potete sospettare di quanto. 

Se seduti sull’autobus vi trovate a chiedervi cosa scorra nella vita della persone sedute accanto a voi, dal viso stanco o dallo sguardo radioso,  se con la genuina passione dei  lettori o dei cinefili pensate che le più grandi storie che avete conosciuto siano quelle raccontate nei capolavori del cinema e della letteratura ma non temete di essere smentiti. 

Se credete che l’unica vera materia prima degli scrittori sia la vita, dovreste venire ad ascoltare queste pagine parlanti, di ogni età, colore,  orizzonte valoriale, dottrina politica, fedina penale, Di donne che hanno avuto il coraggio di esigere rispetto per i propri diritti nell’Ottocento come oggi, di donne che nella casa acanto alla nostra lottano contro la violenza, contro la nevrosi, contro la monotonia. Di uomini che hanno commesso i più efferati crimini, di ragazzi che li hanno subiti e hanno dato la vita per la libertà di altri, di adolescenti che scoprono la magia della musica e il fuoco dell’arte, di giovani che sperano nel futuro e raccontano il presente, di padri di famiglia,  in carcere, che hanno rubato, ammazzato e tornerebbero a farlo.  Di persone analfabete che raccontano la più grande epopea, di donne e uomini dalla creatività straordinaria che raccontano, raccontano per amore della vita, per dovere di memoria, per non morire del tutto.

Camminando in questo piccolo, ma densissimo museo conoscerete Clelia e Anteo, Luisa, Vincenzo  e molte altre storie.

Clelia Marchi,  autrice del Lenzuolo ” Gnanca na busìa  –  Il tuo nome sulla neve”

Aprirete dei cassetti che vorreste forse non aver aperto perché quello che troverete ve lo porterete dentro per molto tempo e forse per sempre. Forse, andrete lì perché amanti della scrittura e avidi delle infinite storie che sa raccontare e incontrerete la Storia, con il suo inesorabile giudizio sospeso sulla vita degli uomini e delle donne che la attraversano.

La grande magia di questo piccolo posto è tutta qui.  Ti consegna la Storia sotto sembianze che non ti aspetti, così che ti travolge attraverso le sue migliaia di storie mai banali, travagliate, sofferenti e profondamente inaspettate. Richiama la tua piccola vita alla Storia e ti fa sentire un po’ più vicino agli altri, nel tempo e nella società che attraversi senza averlo scelto.  

Vincenzo Rabito, autore del diario di vita “Terramatta”

All’attività dell’Archivio è collegato il Premio Pieve per la Diaristica. Ogni anno, a seguito del giudizio di una Giuria popolare e  di una Giura “tecnica” , il premio  viene assegnato  a un’opera che sarà poi pubblicata

Probabilmente vi verrà voglia di leggerli tutte
Io alla fine ho riportato a casa Terramatta –  diario di una vita scritto da Vincenzo Rabito, cantoniere semianalfabeta, nato a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa nel 1899 (edizioni Einaudi). 

Per ora lo sta leggendo mio padre, ma nelle vacanze di Natale sarà sul mio comodino.

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Post Scriptum:  Ho omesso di raccontare i particolari dell’esposizione e di mostrare foto perché il mio consiglio è di non leggere troppe descrizioni prima della visita. (Considerate che c’è una guida strepitosa in loco, che si chiama Luigi).

Può essere tuttavia utile qualche indicazione sul “come fare per”.

Pieve Santo Stefano dista da Roma poco meno di tre ore di macchina.
Il Piccolo museo del diario si trova nel Palazzo del Municipio, nella piazza principale del paese, che è ad oggi molto piccolo. Il museo raccoglie una minima selezione di materiali provenienti dall’Archivio, resi fruibili in format del tutto particolari.  Accessibile da piazza Plinio Pellegrini 1, il museo è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì (giorni feriali), dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:00. Sabato, domenica e festivi è aperto di pomeriggio dalle 15:00 alle 18:00. In alcune date dell’anno il Museo è chiuso. Per accertarvi di questo e per ogni altra info il sito: Piccolo museo del diario].

Il Piccolo museo del diario è davvero molto piccolo, ma molto denso e vi consiglio di non rifiutare l’offerta della visita guidata, di una ricchezza estrema. Calcolate non meno di due ore per una visita mediamente approfondita, che può durare anche di più se volete curiosare e godere di tutti i materiali disponibili.

L’Archivio Diaristico Nazionale, aperto per consultazioni e ricerche, si trova nella Piazza immediatamente adiacente. Tutti i documenti che arrivano ogni anno da tutta Italia, vengono esaminati, catalogati per anno di arrivo e conservati in questi armadi. [Tutte le info sul sito: Fondazione Archivio Diaristico Nazionale]

Le persone che curano il Piccolo museo del diario sono squisite, estremamente appassionate, preparate e disponibili, Per questo, vi consiglio di rivolgervi a loro se avete intenzione di fare ricerche o avere informazioni più dettagliate.

Se pensate di dormire nei paraggi, considerate che Pieve Santo Stefano si trova immerso nella Valtiberina, a due passi da Sansepolcro.

6 risposte a “Piccolo museo del diario “Senti la Storia che sussurra tra le storie?” Pieve Santo Stefano (AR)”

  1. Chiara, sai, tra quelle righe ci sono le mie. La tua esortazione, rivolta a chi non conosce quella piccola grande missione, mi ha guidato di nuovo in un percorso tra storie diverse che sembra di veder vivere.

      1. Quando vuoi… Magari presso la sede dell’Archivio. Se non li hai incontrati, vorrei farti conoscere anche Loretta e Luigi, che hanno tanta competenza e storia da moltiplicare (sembra impossibile) la profondità di quelle dei diaristi.

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